Quel bel venticello, tipico delle serate estive romane, ci accoglie mentre ci sediamo al tavolo di una trattoria.
Hosteria trasteverina d'hoc a cominciare dal locale, dall'accoglienza della signora al nostro arrivo "Signori belli, accomodatevi dove vi pare, tanto qui si sta sempre bene", ad un menù con pietanze tipiche della cucina romana. Tovaglia a quadri rossa, tavolini all'aperto. A due passi da piazza San Francesco di Assisi e dalla Chiesa di San Francesco a Ripa (chiesa barocca che merita una visita non solo per una scultura del Bernini e la tomba di De Chirico, ma per il Santuario dove San Francesco fu accolto).
La signora ci racconta il menù e ci lasciamo tentare da una amatriciana e una carbonara, senza disdegnare le zucchine ripiene con polpettine.
Dopo pochi minuti arriva una coppia, sono turisti. Chiedono se c'è posto e si accomodano al tavolo accanto al nostro, praticamente a pochi centimetri di distanza.
"Signori cosa vogliono mangiare?", chiede la signora.
"Vorremmo assaggiare piatti tipici romani", risponde lui.
E via al repertorio dei primi piatti della tradizione romana. Vengono elencati tutti, spiegando per filo e per segno gli ingredienti: carbonara, con uovo, guanciale e pecorino; amatriciana, con guanciale e pomodoro; rigatoni con la pajata ...
Il signore ha inizialmente gli occhi che gli brillano ma ascoltando gli ingredienti scuote il capo "Voglio mangiare qualcosa di tipico, ma io ho lo stomaco debole".
La signora propone una cacio e pepe, ma niente anche quella è ritenuta troppo pensante.
Alla fine si accordano per uno spaghetto cozze e pecorino.
In tutto questo la signora, che penso fosse la consorte, non ha proferito parola.
La ristoratrice le chiede cosa preferisce mangiare e con voce fievole finalmente la sento dire qualcosa "prendo la stessa cosa", con sguardo basso quasi a scusarsi per aver proferito parola.
Il cameriere ci serve le nostre pietanze e mi accorgo che ad ogni boccone il signore scruta nel nostro piatto, ripetendo ad alta voce gli ingredienti.
Lei, la consorte, sempre in silenzio timidamente si guarda intorno. Iniziano finalmente anche loro a mangiare. Lui scansa qualche cozza, sono troppe ed ha paura poi di sentirsi male.
Noi ci gustiamo anche le zucchine con polpettine, ottimo profumo oltre che sapore.
Quel profumo che arriva anche ai nostri vicini. Lei guarda il nostro piatto con occhi famelici, lui ripete gli ingredienti..."zucchine, polpette, sugo... no no, troppo per il mio stomaco".
Non so perché ma mi è venuto in mente un film di Carlo Verdone, con i suoi Furio e Magda.
Alla fine della cena ci alziamo, abbiamo mangiato con gusto, ci dirigiamo verso la piazza godendoci il venticello romano.
Guardo per un attimo verso l'hosteria, loro sono ancora seduti li con un piatto di bietole bollite. Chissà se mangeranno almeno un dolce!
Commentaires