Joël Dicker
- Paola MDM
- 1 set 2019
- Tempo di lettura: 2 min

Mi sono innamorata, appena uscito, del libro "La verità sul caso Harry Quebert". Mi è piaciuto molto lo stile scelto per raccontare questa storia: il racconto principale si svolge nel 2008 e grazie a numerosi flashback lo scrittore ci porta nel 1975, anno in cui accadde l'omicidio della giovane e bella Nola.
Non voglio raccontare la storia, anche se credo che ormai dopo la serie Tv tutti la conoscano.
Sia Harry che il suo giovane amico Marcus sentono il "sacro fuoco" della letteratura, entrambi vogliono scrivere qualcosa di epico che li faccia salire nell'Olimpo degli scrittori. Questo hanno in comune, oltre all'amicizia.
Il racconto, ben congegnato, mi ha preso a tal punto che mi è risultato difficile staccarmi dalle sue pagine e l'ho divorato in pochissimo tempo. La tensione rimane sempre alta e le continue sorprese sui personaggi e sulle vicende narrate non fanno mai scemare l'attenzione del lettore.
Ho molto amato Harry, le sue fragilità e il rassegnarsi all'inevitabile destino.
“Gli scrittori sono esseri così fragili perché possono subire due tipi di dispiaceri sentimentali, ossia il doppio rispetto alle persone normali: le pene d’amore e quelle artistiche. Scrivere un libro è come amare qualcuno: può diventare molto doloroso.”

Ritroviamo lo scrittore Marcus Goldman che sapientemente ci racconta la storia della famiglia Goldman.
Ci sono i Goldman di Baltimore, che vivono in un lussuoso quartiere, e i Goldman di Montclair, famiglia di più modeste condizioni. Di questi ultimi fa parte Marcus.
Anche qui non racconto la storia.
L'autore ci accompagna, attraverso il racconto delle vicissitudini di queste due famiglie, nella fitta rete di relazioni familiari e non dei protagonisti svelandone poco a poco aspetti sconosciuti anche a loro stessi. Le tattiche affrontate sono importanti.
Anche qui la scelta stilistica di usare salti temporali. Questo secondo libro però, pur se ben scritto, mi è sembrato meno scorrevole e sopratutto meno avvincente del primo.

Il saltare nello spazio temporale è un caratteristica di Dicker, come la sua scrittura semplice e scorrevole.
La storia si muove tra il 1994, quando accade il primo caso, e il 2014 anno in cui una giornalista indaga su quanto accaduto venti anni prima.
Anche qui colpi di scena e segreti da svelare. Molti i personaggi e le vicende che si intrecciano in un crescendo che prende l'attenzione del lettore.
L'autore affronta diverse tematiche tra le quali la corruzione, l'omosessualità; dipinge molto bene la cittadina e i cittadini di Orphea (cittadina immaginaria) tra gelosie e vecchi rancori.
Quest'ultimo libro mi ha portato nuovamente ad amare Dicker.
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